Nel nostro Corso/Laboratorio RE-WEAR/RI-VESTIRE possiamo iniziare un processo di accostamento e sperimentazione di alcune strategie oggi comuni anche ad altri settori della progettazione, quali la destrutturazione, la contaminazione, il riciclo, il riuso, la contaminazione di generi, il sovvertimento tipologico, tenendo presente l’importanza nell’era del virtuale del recupero del “fare bene” manuale, che nel nostro caso è favorito dalla diffusione di un preciso “know how” nella regione, che testimonia di una tradizione che dall’attività delle filande arrivava fino all’artigianato dell’abito.
Tutto questo tenendo presente come oggi le tecnologie di fabbricazione dell’abito del corpo umano e del corpo dell’architettura siano sempre più simili e contaminate. Mentre la vecchia casa si va facendo “il cappotto” per raggiungere un sufficiente grado di protezione dai picchi della temperatura e la pelle delle nostre nuove case è sempre più simile ad una stratificazione di tessuti rigidi e morbidi per un efficiente bilancio energetico, l’abito adotta tessuti con filati metallici o “compensati” di stoffe per mantenere la forma, utilizza nanotecnologie per tessuti sempre più leggeri e coibenti, applica inserti di materiali speciali e di superfici che catturano l’energia solare.
Allo stesso modo le nostre sperimentazioni tenteranno di favorire un atteggiamento progettuale-creativo che sappia muoversi nei vari territori del progetto e della comunicazione dalle arti all’architettura, dal design alla messa in atto di performance e eventi che abbiano al centro il corpo umano il suo comfort e la bellezza delle variazioni della sua seconda pelle: un’architettura indossabile.
Abitare il corpo – Vestire la città
Metodi didattici
Tre saranno le regole della nostra sperimentazione:
- la sostenibilità dei materiali impiegati (dal riciclo allo smaltimento)
- la multifunzionalità come trasformabilità (libertà di interpretare da parte di chi indossa)
- il fai da te, come scatola di montaggio (istruzioni per l’uso)
Gli studenti saranno divisi in coppie nelle quali ognuno progetterà e realizzerà un abito per l’altro.
Il procedimento di progettazione potrà avvalersi di disegni a mano così come di fotomontaggi digitali realizzati sulle fotografie dello studente o studentessa / modello.
Alla fine del Corso ogni studente avrà realizzato almeno 3 abiti e n°15 tavole in A4 con la documentazione dei progetti e del loro processo di costruzione.
1- ABITARAZZO: Il primo tema sarà l’ideazione e realizzazione di un arazzo indossabile.
2-SMONTO/RIMONTO: Il secondo richiederà il recupero di capi di abbigliamento dismessi, il loro smontaggio e la ricomposizione in un abito possibilmente senza distinzione di genere o tipo. E’ inclusa anche una ipotesi di calzatura.
3- SEDUTABITO: Il terzo ed ultimo esperimento consisterà nel ri-vestire un oggetto inanimato e un corpo vivo con l’uso di materiali di recupero, come fine pezza e avanzi del taglio. L’oggetto sarà una seduta usata, che accoglierà il vostro corpo e entrambi saranno vestiti, utilizzando li stessi materiali.
Abito A-razzo
RI-VESTI TE STESSO E UNA SEDUTA
Nella prima esercitazione abbiamo progettato il passaggio da un opera bidimensionale l’arazzo ad un elemento tridimensionale l’abito, cercando di capire i nessi tra l’arte figurativa e il vestire o se volete la moda intesa come arte del fare abiti, sistema di comunicazione identitaria e di status ed allo stesso tempo grande evento mediatico.
Nel secondo esercizio abbiamo sperimentato la decostruzione delle tipologie dell’abito, per ripercorrere in pochi giorni quella rivoluzione che ha scosso il mondo della moda dalla fine degli anni 60, introducendo nel sistema la provocazione, il fai da te, e soprattutto il riciclo.
La terza esercitazione ha lo scopo di introdurre nel nostro laboratorio un’esperimento di transdesign ovvero l’incontro tra un corpo vivente ed un corpo inanimato attraverso il progetto dei loro rivestimenti. Anche in questo caso sarà fondamentale porre in atto tutte le tecniche di riuso, reinvenzione e formulazione di un evento finale.
Attraverso l’uso di scampoli di stoffa (fine pezza) e/o lo smontaggio di capi di vestiario si chiede di rivestire con la stessa tecnica e stessa scelta formale una seduta di recupero (parziale o totale), interpretata come protesi inanimata di un corpo animato o come voluminoso accessorio dell’abito costruito.