CORSO SPERIMENTALE DI DISEGNO DELL’ ABITO
Scuola di Architettura e Design Eduardo Vittoria
Corso di Laurea in Disegno Industriale e Ambientale
prof. Cristiano Toraldo di Francia
tutors: Timothy Brownlee, Arianna Piermartiri, Eleonora Viviani
Questi abiti sono il risultato di una ricerca in progress partita dall’iniziativa di un Laboratorio di Progettazione, all’interno della Scuola di Architettura e Disegno Industriale ”Eduardo Vittoria” ad Ascoli Piceno, e che ora esce dalle mura accademiche per misurarsi con la realtà di una regione ad alto tasso di capacità artigiana nel settore dell’abbigliamento, ma con ancora molto da esprimere e sperimentare nel campo della creatività.
Lo scorso anno abbiamo cercato di progettare direttamente con i materiali di recupero, alternando il progetto disegnato con l’azione fisica del trasformare, con l’intento di sperimentare la trasformazione tipologica, tramite innesti e usi alternativi, creando oggetti di un possibile arredo domestico, ibridi e ambigui, lasciando quindi al fruitore molteplici interpretazioni e più gradi di libertà creativa.
Quest’anno, coscienti del fatto che l’industria dell’abbigliamento rappresenta un contributo fondamentale all’economia della regione Marche e come la produzione, dislocata in più distretti, elabora diverse tipologie, dalle calzature al vestiario tecnico, abbiamo ritenuto importante sperimentare e ragionare sul progetto del vestito come microarchitettura.
Non ci siamo occupati del sistema della moda, se non per riconoscere come oggi il fenomeno, parte essenziale dell’economia dei consumi e dell’artificialità del mercato, rientri nel ciclo del continuo cambiamento dei modelli, per la creazione di una pianificata obsolescenza e quindi di un mai interrotto rinnovamento del desiderio all’acquisto.
Ci siamo posti in linea invece con le ricerche che hanno sperimentato il sottile limite tra vestito e architettura, considerando l’abito come un sostituto dell’ambiente domestico o la sua trasformabilità in protesi architettonica.
Se la città non è più riconoscibile come luogo fisico, forma costruita e conclusa contrapposta alla campagna, ma la si vive ovunque come condizione urbana, attraverso i messaggi veicolati dagli oggetti, dalla merce, allora vediamo come anche l’architettura si avvia a perdere le sue caratteristiche di costruzione di limiti e recinti, meccanica e pesante, per essere sostituita da oggetti come architetture leggere, indossabili, trasformabili, per un’umanità nomade, che vuole essere dovunque a casa propria.
Tre sono state le regole della nostra sperimentazione:
la sostenibilità dei materiali impiegati
la multifunzionalità come trasformabilità
– il fai da te, come facilità di assemblaggio
Gli studenti hanno lavorato divisi in coppie cosi’ che ognuno ha progettato e realizzato un abito per l’altro. Il procedimento di progettazione si è avvalso di disegni a mano, di fotomontaggi digitali realizzati sulle fotografie dello studente o studentessa come modello, ma anche dal lavoro diretto di fasciature di stoffa sui corpi.
1- Il primo tema è stato l’ideazione e realizzazione di un vestito riciclando materiali naturali e artificiali.
2- Il secondo ha ristretto la scelta del materiale da reciclare all’uso del ”Pluriball” con possibili inserti di altri materiali.
3- Il terzo ha richiesto il recupero di capi di abbigliamento dismessi, il loro smontaggio e la ricomposizione in un abito possibilmente senza distinzione di genere o tipo.
4- Il quarto esperimento consiste nel ri-vestire un oggetto inanimato e un corpo vivo. L’oggetto sarà una sedia usata e recuperata per accoglierà il corpo vestito, utilizzando materiali diversi reciclati, con la limitazione cromatica del colore grigio nelle sue varie sfumature.
Questo ultimo progetto si inserisce nella linea di sperimentazione del Centro Studi Poltronova e sarà presentato al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci a Prato.