Architettura e paesaggio

Quando la prima navicella spaziale si stacco' dalla terra portando il capitano Gagarin in orbita ad una altezza mai raggiunta prima da essere umano, divenne improvvisamente chiaro come quel suolo che era stato considerato fino ad allora vassoio neutrale su cui poggiare le architetture altro non era in realtà che la superficie irregolare di una sfera celeste, piccola navicella spaziale, a sua volta, se confrontata con gli altri corpi immensamente più grandi persi nello spazio siderale.
Possiamo quindi oramai ritenere superata la definizione di Le Corbusier secondo cui l'architettura è il gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi assemblati nella luce, cui fa da sfondo il paesaggio naturale (figura/sfondo), per considerare invece un nuovo rapporto tra questa come tra altre dialettiche opposizioni: architettura/suolo, naturale/artificiale, città/campagna, centro/periferia, interno/esterno, architettura/contesto.
All'Alles ist architectur di Hans Hollein, potremo oggi sostituire Alles ist Landshaft, indicando con questa definizione una nuova alleanza, ma anche una nuova visione per la quale architettura e paesaggio senza essere più categorie distinte, si integrano, si contaminano, si ibridano proponendo nuovi paradigmi che di fatto hanno prodotto una liquefazione della stereometria dell'oggetto, che viene percepito attraverso una visione blurring, come disciolto nella nebbia di un panorama lontano o vibrante come un insieme di alghe mosse dall'acqua del mare (Toyo Ito, Mediateca di Sendai).
Questa nuova alleanza pone in discussione la sequenza tettonica di edificio come successione di piani orizzontali per introdurre un nuovo concetto di continuità tra suolo e piani orizzontali e verticali, mettendo in crisi il concetto di facciata, attraverso una condizione di obliquità che si risolve in un continuum spaziale, dissolvendo di fatto i limiti del progetto e ancora una volta eliminando la distinzione netta tra interno e esterno.
 
Il paesaggio contemporaneo
 
Il concetto di paesaggio si è venuto modificando, nel tentativo di comprendere gli effetti del progressivo dilagare della città verso la campagna, come ci ricorda Cao citando quel passaggio di Loos nel quale la villa dell'architetto rompe ''con inutile stridore'' l'armonica composizione di un ideale paesaggio rurale affacciato sulle rive di un lago.(1)
D'altra parte la Convenzione europea del paesaggio, siglata a Firenze nell'ottobre 2000, prevede il superamento del conflitto tra pianificazione paesistica e pianificazione urbanistica ''nell'ottica di un continuo territoriale in cui tutto il territorio è paesaggio''.(2)
Con tale attitudine appare andata definitivamente in crisi una idea di scena urbana o naturalistica, costruita su una visione fissa, distaccata e frontale, una spazialità propria della tradizione pittorico-figurativa occidentale che ha portato a costruire figure unitarie entro cornici definite.
''Contemporaneamente è entrata in crisi una concezione divisionistica (per parti coese) della società (e dello spazio sociale): ''non più isole o vallate, ma rifiuti e fratture delineano i paesaggi contemporanei delle identità collettive....tutto è variegato,incrociato, disperso''.(3)
''Il disordine diventa un dato strutturale del paesaggio contemporaneo''(4) dove disordine non indica in assoluto una assenza totale di ordine, ma piuttosto la collisione/coabitazione di diversi frammenti ognuno con un proprio ordine individuale che si sostituiscono al concetto di continuità.
''Ogni frammento, ogni pulviscolo, ogni casa, ogni spazio urbano, è l'espressione di una società fatta di minoranze, di razionalità molteplici e legittime, ogni frammento risponde ai tanti tentativi di sovraesposizione delle individualità, a un crescente individualismo di massa che pervade ogni processo di consumo, nonché al peso crescente di pratiche e politiche identitarie.''(5)
Questa nuova visione abbandonando definitivamente la tradizionale concezione di armonia/continuità del paesaggio e dello spazio, parallelamente all'abbandono dell'ideale di coerenza, l'Albertiana concinnitas, per l'architettura, propone di agire selettivamente su pochi elementi accettando l'elevato grado di indeterminatezza di un paesaggio frammentato e dinamico.
 
 
Per un nuovo progetto di  paesaggio
 
Occorre quindi non limitarsi nella rimodellazione del paesaggio alla lezione della città storica e del territorio ereditato, che possono costituire importante punto di riferimento per una lettura critica orientata alla volta della contemporaneità, ma a patto di non costituire l'unico esclusivo riferimento concettuale per i processi di trasformazione.
''Il progetto di nuovo paesaggio richiede invece un costante riferimento alle modalità abitative del contemporaneo, alle esigenze del sistema produttivo, alle nuove figure della socialità.
Il paesaggio quale lo percepiamo, mediato dall'ideologia, è solo l'evidenza fisica di una serie di processi economici e sociali, che possono non solo spiegarlo, ma anche fornire indicazioni ad agire coscientemente in direzione della sua trasformazione.''(6)
E' caduta la legge della prossimità per la quale vicino era uguale a simile, e lontano a diverso, o comunque vicino poteva essere sinonimo di relazionato. La densità di oggetti eterogenei è il prodotto di usi del territorio talora contraddittori, da parte di gruppi sociali differenziati.
D'altra parte la condizione metropolitana ha raggiunto una scala territoriale, non solo per le dimensioni assunte dalla città, ma per l'estensione dell'effetto urbano sul resto del territorio. Già la visione Radical dichiarando negli anni 60 essere la metropoli non più un luogo ma una condizione ne aveva dato una rappresentazione critica attraverso le utopie negative della ''Supersuperficie'' e della ''No stop City''. Oggi si cerca di codificare questa situazione con neologismi tipo ''City landscape'' o ''Ipercittà'', poiché tuttora mancano i termini all'interno delle contrapposizioni città/campagna, centro/periferia, per descrivere la conpresenza di elementi eterogenei nella stessa porzione di territorio, la sovrapposizione di segni e tracce, l'assenza di chiare gerarchie.
Se nel passato i paesaggi erano progettati per essere abbracciati con uno sguardo, da punti privilegiati per racchiudere in una unica veduta secondo la legge della prossimità insiemi coerenti di oggetti (''Quadri paesistici''), ''oggi il paesaggio metropolitano per essere compreso va attraversato lungo diversi canali - tangenziali, sopraelevate, ascensori panoramici- per farsene una ragione, per afferrarne facce successive, discontinue''.Possiamo dire che ''il viaggio ha sostituito la camera con vista'' (7)
Altro cambiamento importante è quello dei codici di lettura dei valori paesistici che testimonia dell'assenza non solo di un ordine spaziale ma anche di un ordine simbolico. ''Rispetto alla realtà contemporanea il paradigma paesistico tradizionale è inadeguato perché basato sui concetti di olismo (il paesaggio è un insieme organico, omogeneo), di armonia (nella forma e nel contenuto, esempio: armonia uomo-natura) e di eternità (della forma e dei valori veicolati).''(8)
Se al paesaggio è stata attribuita la funzione di rappresentare simbolicamente il modo di vivere e di abitare di una società in un determinato tempo e in un certo spazio, la complessità ed il pluralismo della società contemporanea, nella quale agiscono gruppi molteplici ed eterogenei, rendono sempre più difficile la costruzione di un unico ambiente''organico''. Cosi' come viene a mancare la distinzione di insider, abitante radicato in un luogo, produttore di territorio e custode dei valori locali e outsider osservatore esterno e turista di passaggio.
Si è proposto il superamento di queste figure con la introduzione di un nuovo soggetto: il care-taker ovvero colui che residente o di passaggio in un dato luogo ne riconosce il milieu locale e agisce per rafforzarlo.  
''Proprio la globalizzazione delle conoscenze geografiche ha diffuso un senso di appartenenza all'intero pianeta, culla di civiltà la cui storia è un intreccio di migrazioni e di influssi reciprochi: da non molto tempo intendiamo la terra come habitat comune in cui la complessità ecosistemica fa si' che tutti i luoghi siano interrelati.
L'identificazione con una rete di luoghi potrebbe essere il fondamento di una nuova identità culturale mentre proprio la deterritorializzazione potrebbe portare a un più generale e interculturale senso di appartenenza al mondo- e di apprezzamento del paesaggio contemporaneo''.(9)  

Note
1- Cao, Ciorra, Gambardella, La costruzione del paesaggio, Clean 1998
2- Durbiano, Robiglio, Paesaggio e architettura nell'Italia contemporanea, Donzelli 2003
3- A cura di A. Clementi, Interpretazioni di paesaggio, Meltemi 2002
4- Durbiano, Robiglio, Op.cit.
5- Durbiano, Robiglio, Op.cit.
6- Clementi, Op.cit.
7- Cassatella, Iperpaesaggi, testo&immagine 2001
8- Cassatella, Op.cit.
9- Cassatella, Op.cit.